Questo we è stato uno dei memorabili della mia vita.
Il mio ex-marito, Leonardo, è venuto a trovare suo figlio ed è rimasto ospite da noi.
Dopo quasi 8 anni dalla separazione e di una sua inspiegabile acredine nei miei confronti, la settimana scorsa mi ha chiamato e mi ha parlato di lui, di questi anni con la sua compagna, delle riflessioni fatte e quelle da fare e poi alla fine mi ha chiesto: “E’ sempre valida la proposta di venire a trovarvi a Torino e dormire da voi?”.
Rispondendo “Ma certo!” ho sentito aprirsi un sorriso ed ho finalmente capito cosa si intende per “languido”.
Imperturbabile come un cobra ho accettato le sue laconìe, non ho mai sparlato di lui (e dei pur innumerevoli difetti che via via vedevo duplicarsi nella prole! ;)), l’ho sempre incentivato a vedere più spesso il figliolo, non ho posto domande sul perché Ludo non potesse andare a dormire a casa sua e non gli ho mai chiesto il mantenimento perché so che aveva avuto dei problemi economici dovuti al suo notorio scarso senso per gli affari.
Non ho smesso di volergli bene insomma, e a rispettarlo come avrei rispettato un amico. Perché lui l’ha presa così. Aveva bisogno di tempo nonostante avesse smesso di amarmi perché aveva bisogno di tempo per lasciare una vita che tuttavia aveva amato. Aveva bisogno di tempo per capire che io non potevo aspettare ancora i suoi tempi e le sue indecisioni. E poi, diciamolo, ha trovato una compagna non semplice, fatta con molti paletti e serrature, e se l’è dovuta cuccare fino a poco fa (parlo per una sensazione che ha poi trovato un riscontro in questi giorni perchè, per inciso, io non l'ho mai vista e conosciuta. Poco anche Ludo e cmq non ne ha mai parlato).
Ludo poi non meritava di assistere alla decadenza dell’intelletto oltre che dell’amore.
Gli abbiamo spiegato che c’era un problema, che non dipendeva da lui e che gli avremmo voluto bene, ognuno da dove si sarebbe trovato. I luoghi non contano, contano quelle cose che uno sa di poter dare all’altro quando può e come può.
Sono convinta che ai bambini, anche se hanno 5 anni (e credetemi, è molto più ricettivo ed indulgente un bimbo di 5 anni che uno di 13), bisogna fargli capire che il peggio esiste ma che non lo si deve temere.
E che l’amore va, si avvia quasi sempre a gonfie vele, poi incontra delle burrasche e tutto dipende dall’equipaggio. Così ci sono delle navi che arrivano da porto a porto e battono bandiera "Vittoria", altre che affondano con tutti i membri, altre che vengono sostituite da delle scialuppe/compromesso e altre che faranno dei naufraghi. Noi abbiamo preferito essere naufraghi. Ma mai, mai, avere paura di salpare.
Fosse anche e solo per quei momenti di bonaccia che ci siamo goduti, il filare liscio ed invidiabile, la tintarella e il sapore di sale ad ogni bacio.
Una volta passati i coinvolgimenti emotivi, le rogne e i mastruzzamenti di stomaco, mi sono fatta una ragione del fatto che mi si potesse non amare in eterno, mi sono detta che già avere avuto 16 anni bellissimi era comunque un tesoro da non buttare al mare e che era una bella occasione anche per me, vedere se all’orizzonte qualche altra nave fosse disposta a tirarmi su e farmi salpare da un altro porto.
E così è stato. Quindi perché rivangarci su?
Rivangarci su poi non è altro che la ricerca delle colpe. Si cercano le colpe dappertutto…e vedrete quanti, tutti! saranno disposti a darti una mano! In men che non si dica c'è chi guarda sotto il divano, chi nell’armadio, chi nelle viscere, chi negli altri, chi in PeterPan e in Lacan.
Che a guardare questi cercatori di colpe, noi stessi compresi, mi è venuto da ridere di noia. A trovarle, ste colpe, poi, che se ne fa? Sono ulteriori rifiuti da smaltire e non sai proprio dove cacchio metterle. Qualcuno sostiene che vadano nel bidone delle "soddisfazioni personali", ma io l'ho trovato occupato da tutt'altro. C'erano ad esempio il primo giorno di scuola di Ludo, molti altri momenti di felicità con mio padre, alcune feste con amici, alcuni libri, delle gite scolastiche, degli esami universitari, i viaggi, quando ho detto alla mia capa che me ne volevo andare...insomma, era pieno. E nessuno di quei ricordi infilati nel reparto "soddisfazioni personali" voleva che ci infilassi le "colpe di Leonardo".
In breve, ho ringraziato chi si era dato la pena di trovarle ma che le tenesse pure, io non sapevo cosa farmene. Tra quelle ce n'era pure una che tirava su un casino di cose da fare: era la colpa "non ti passa una lira".
Intendiamoci, ho uno stipendio da impiegata, ma lottare per cavare il sangue da una rapa ha senso? Avrei avuto voglia di mettere su un muro legale, avere a che fare con quegli avvocati che ti spingono sempre oltre per arrivare poi al punto di partenza? Io e mia sorella siamo state tirate su da uno stipendio solo e non ci è mai mancato nulla. Hai visto mai che si bissasse il miracolo? Proviamo.
E poi è arrivato Massimo. Quanta fortuna ho avuto nell'incontrarlo? (eeeehhh se poi sapeste dove!!!) :D
Del resto dopo la fine di un’esperienza sai tarare meglio gli strumenti e metti a fuoco con più rapidità.
Un uomo solido, viaggiatore, silenzioso ma ironico, libero e che ti lascia libera, affettuoso, che non si fa problemi ad ospitare il tuo ex, a offrirgli un bicchiere di vino e lasciare che quel ragazzino riccioluto che si atteggia a fare il gran-figo-di-turno li abbracci entrambe, felice e dica che da uno prenderà le doti speculative e dall'altro quelle sportive.
E infatti eccoci qui. Qui dove lentamente volevo arrivare. Al pranzo di sabato.
Io, Massimo, Ludo e Leo a tavola, a ridere, parlare del prossimo trasloco a Napoli, delle domande della filosofia, della scuola e dello studio, della pallacanestro e di come si rimorchiano le ragazze.
E poi lasciarli liberi di stare insieme, ritrovarsi a colazione ma lasciarli di nuovo per non invadere i loro spazi.
Tornare e chiedere a Ludo "Allora? Come è andata?"
"Bellissimo mamma, bellissimo. Ha detto papà che tornerà presto".
Ora non so cosa accadrà in futuro, non mi interessa proprio.
Ma mi godo il momento.