domenica 23 giugno 2013

LANTERNE CINESI




·         Harold: Maude... tu preghi?
Maude: Prego? No... io comunico.
Harold: Con Dio?
Maude: Con la vita.
Dialogo tratto dal film “Maude e Harold” del 1971… (un’insolita coppia che vive l’amore oltre le apparenze). 

Pregare è anche comunicare, non solo con Dio, con un Sé Superiore, con gli Dei, con gli Angeli, con i propri Cari Defunti, con la Madre Terra e altro ancora. Pregare è comunicare con la vita e chiederle consiglio.  Affidarsi senza opporre resistenza. Chiedere senza pretendere. Amare ogni luogo oscuro dentro e lasciarlo in una preghiera, una piccola bolla avvolta dalla parola, silenziosa o espressa attraverso il suono della nostra voce. Pregare è stare nel presente, per sentirsi più vivi nel futuro, per benedire il passato e andare oltre. Immaginate di accendere una lanterna cinese, grande sufficientemente da apparire nel cielo notturno, e affidare un desiderio diretto verso la fiamma, depositarlo al centro della stessa e guardare mentre sale verso l’alto, come una stella di carta bianca.




Da sempre si prega quando la notte si fa più scura e da sempre si prega per gratitudine, nel mezzo ci sta il miracolo, dove il tempo e lo spazio si annullano, il suono è sospeso, l’aria è rarefatta e la terra respira, piano senza fretta, respira fin dalle prime luci dell’alba.




                                                              


                                                              

                                                              LA PORTA APERTA
                                                              

                                                                Ho dimenticato
                                                                 la porta aperta
                                                                   Entra, esce
                                                                 il livello di me
                                                                     sepolto
                                                                dietro la scala
                                                                  E cammina
                                                            nella luce del giorno
                                                                     incerto
                                                          ma con passo proprio
                                                                 Quel mondo
                                                                     taciuto
                                                            di spazi sconfinati
                                                                     acqua
                                                              milioni di gocce
                                                            spostate dal vento
                                                             possibile scontro
                                                            dal risvolto Divino.


                                                                           Indi Beck


                                                              

                                                

martedì 18 giugno 2013

Dal BelPastis alla BestPractice. Manuale di autopromozione (per i posteri).

Questo we è stato uno dei memorabili della mia vita.
Il mio ex-marito, Leonardo, è venuto a trovare suo figlio ed è rimasto ospite da noi.

Dopo quasi 8 anni dalla separazione e di una sua inspiegabile acredine nei miei confronti, la settimana scorsa mi ha chiamato e mi ha parlato di lui, di questi anni con la sua compagna, delle riflessioni fatte e quelle da fare e poi alla fine mi ha chiesto: “E’ sempre valida la proposta di venire a trovarvi a Torino e dormire da voi?”.
Rispondendo “Ma certo!” ho sentito aprirsi un sorriso ed ho finalmente capito cosa si intende per “languido”.

Imperturbabile come un cobra ho accettato le sue laconìe, non ho mai sparlato di lui (e dei pur innumerevoli difetti che via via vedevo duplicarsi nella prole! ;)), l’ho sempre incentivato a vedere più spesso il figliolo, non ho posto domande sul perché Ludo non potesse andare a dormire a casa sua e non gli ho mai chiesto il mantenimento perché so che aveva avuto dei problemi economici dovuti al suo notorio scarso senso per gli affari.

Non ho smesso di volergli bene insomma, e a rispettarlo come avrei rispettato un amico. Perché lui l’ha presa così. Aveva bisogno di tempo nonostante avesse smesso di amarmi perché aveva bisogno di tempo per lasciare una vita che tuttavia aveva amato. Aveva bisogno di tempo per capire che io non potevo aspettare ancora i suoi tempi e le sue indecisioni.  E poi, diciamolo, ha trovato una compagna non semplice, fatta con molti paletti e serrature, e se l’è dovuta cuccare fino a poco fa (parlo per una sensazione che ha poi trovato un riscontro in questi giorni perchè, per inciso, io non l'ho mai vista e conosciuta. Poco anche Ludo e cmq non ne ha mai parlato).

Ludo poi non meritava di assistere alla decadenza dell’intelletto oltre che dell’amore.
Gli abbiamo spiegato che c’era un problema, che non dipendeva da lui e che gli avremmo voluto bene, ognuno da dove si sarebbe trovato. I luoghi non contano, contano quelle cose che uno sa di poter dare all’altro quando può e come può.
Sono convinta che ai bambini, anche se hanno 5 anni (e credetemi, è molto più ricettivo ed indulgente un bimbo di 5 anni che uno di 13), bisogna fargli capire che il peggio esiste ma che non lo si deve temere.
E che l’amore va, si avvia quasi sempre a gonfie vele, poi incontra delle burrasche e tutto dipende dall’equipaggio. Così ci sono delle navi che arrivano da porto a porto e battono bandiera "Vittoria", altre che affondano con tutti i membri, altre che vengono sostituite da delle scialuppe/compromesso e altre che faranno dei naufraghi. Noi abbiamo preferito essere naufraghi. Ma mai, mai, avere paura di salpare.
Fosse anche e solo per quei momenti di bonaccia che ci siamo goduti, il filare liscio ed invidiabile, la tintarella e il sapore di sale ad ogni bacio.
Una volta passati i coinvolgimenti emotivi, le rogne e i mastruzzamenti di stomaco, mi sono fatta una ragione del fatto che mi si potesse non amare in eterno, mi sono detta che già avere avuto 16 anni bellissimi era comunque un tesoro da non buttare al mare e che era una bella occasione anche per me, vedere se all’orizzonte qualche altra nave fosse disposta a tirarmi su e farmi salpare da un altro porto.
E così è stato. Quindi perché rivangarci su?
Rivangarci su poi non è altro che la ricerca delle colpe. Si cercano le colpe dappertutto…e vedrete quanti, tutti! saranno disposti a darti una mano! In men che non si dica c'è chi guarda sotto il divano, chi nell’armadio, chi nelle viscere, chi negli altri, chi in PeterPan e in Lacan.
Che a guardare questi cercatori di colpe, noi stessi compresi, mi è venuto da ridere di noia. A trovarle, ste colpe, poi, che se ne fa? Sono ulteriori rifiuti da smaltire e non sai proprio dove cacchio metterle. Qualcuno sostiene che vadano nel bidone delle "soddisfazioni personali", ma io l'ho trovato occupato da tutt'altro. C'erano ad esempio il primo giorno di scuola di Ludo, molti altri momenti di felicità con mio padre, alcune feste con amici, alcuni libri, delle gite scolastiche, degli esami universitari, i viaggi, quando ho detto alla mia capa che me ne volevo andare...insomma, era pieno. E nessuno di quei ricordi infilati nel reparto "soddisfazioni personali" voleva che ci infilassi le "colpe di Leonardo".
In breve, ho ringraziato chi si era dato la pena di trovarle ma che le tenesse pure, io non sapevo cosa farmene. Tra quelle ce n'era pure una che tirava su un casino di cose da fare: era la colpa "non ti passa una lira".
Intendiamoci, ho uno stipendio da impiegata, ma lottare per cavare il sangue da una rapa ha senso? Avrei avuto voglia di mettere su un muro legale, avere a che fare con quegli avvocati che ti spingono sempre oltre per arrivare poi al punto di partenza? Io e mia sorella siamo state tirate su da uno stipendio solo e non ci è mai mancato nulla. Hai visto mai che si bissasse il miracolo? Proviamo.

E poi è arrivato Massimo. Quanta fortuna ho avuto nell'incontrarlo? (eeeehhh se poi sapeste dove!!!) :D
Del resto dopo la fine di un’esperienza sai tarare meglio gli strumenti e metti a fuoco con più rapidità.
Un uomo solido, viaggiatore, silenzioso ma ironico, libero e che ti lascia libera, affettuoso, che non si fa problemi ad ospitare il tuo ex, a offrirgli un bicchiere di vino e lasciare che quel ragazzino riccioluto che si atteggia a fare il gran-figo-di-turno li abbracci entrambe, felice e dica che da uno prenderà le doti speculative e dall'altro quelle sportive.

E infatti eccoci qui. Qui dove lentamente volevo arrivare. Al pranzo di sabato.

Io, Massimo, Ludo e Leo a tavola, a ridere, parlare del prossimo trasloco a Napoli, delle domande della filosofia, della scuola e dello studio, della pallacanestro e di come si rimorchiano le ragazze.
E poi lasciarli liberi di stare insieme, ritrovarsi a colazione ma lasciarli di nuovo per non invadere i loro spazi.
Tornare e chiedere a Ludo "Allora? Come è andata?"
"Bellissimo mamma, bellissimo. Ha detto papà che tornerà presto".

Ora non so cosa accadrà in futuro, non mi interessa proprio.
Ma mi godo il momento.

giovedì 13 giugno 2013

MANIACI D'AMORE


Al di là.
Al di là di una combinazione artistica, già fortunata nel nome.
Al di là di un pensiero, perché c’è tanta materia (anche grigia).
Al di là della relatività, perché un atto di genio ritrovato è un po’ come quando ti imbatti in Einstein quando Einstein non è ancora nessuno…fai conto quando Einstein era dislessico e lento nella percezione di spazio e tempo (a qualcuno sarà capitato verso la fine del 1800).
Al di là delle convenzioni, perché c’è davvero chi riesce ad andarci senza ostentarlo come una perniciosa qualità che ti viene sbattuta in faccia.
Al di là del fatto che gli incontri migliori nascono senza pubblicità, senza contesto, senza mai sapere qual'è l'aula.
Al di là dell’al di là, nell’al di qua della barricata dei sopravvissuti.

Luciana e Francesco, con Biografia della Peste, hanno scritto una piece di grande qualità.

Mi piace parlare di “qualità”, è una parola esaltante. E’ vecchia e giovane, è una capriola nella bocca e quando la pronunci senti già che è rigogliosa. Se c’è la qualità sei al sicuro. C’è la scelta, la capacità di aver cercato una migliorìa.
C’è lo scarto di quello che, pur esaminato, non andava bene. C’è il risultato che soddisfa.
E c’è anche quel senso del buffo che è la serietà che appartiene a chi non si prende troppo sul serio.

E tutto questo c’era nel lavoro di Francesco e Luciana.
C’è un pensiero che è finalmente nuovo perchè sa di qualcosa del passato ma.. lo supera? ..Lo elabora? Lo CAMBIA, che liberazione!.
C’è la ricerca, la scelta, la letteratura e gli autori letti e visti negli anni, c’è quindi un percorso di cultura, non solo contemporanea.

Uno sputazzo di esperienza in qualità di spettatrice teatrale, posso vantarlo. Sono vissuta a fianco di una persona che di teatro viveva. E sono tornata ad avere uno sguardo sui giovani attori e sceneggiatori da 10 anni, da quando questa persona non c’è più, grazie ad un premio che viene istituito alla sua memoria e che è rivolto proprio alle arti sceniche.

IlTeatro giace in una bara nel foyer della Cavallerizza.
Ma non con voi cari Maniaci D’Amore, che penso seriamente (e sapete che sforzo mi comporti), gli abbiate dato un allungo di vita e un respiro profondo come raramente in questi anni.
Io ieri ho assistito ad un’ora di teatro pieno. Bravi nella recitazione, nella messa in scena essenziale ma leggibile, nel testo. E me la sono goduta.

E vi dirò, sono uscita pensando che mi dispiace un po’ per tutti quelli che non andranno a vederli.


Non ho voluto appositamente dire quante leve sollecita allo spettatore la Biografia della Peste (perché se dicessi Sartre, Jonesco, Beckett, Pirandello…sarebbe lezioso e magari non è così e magari non apprezzerebbero nemmeno), né raccontarvi più o meno di cosa parli (che se andate sul loro sito http://www.nidodiragno.it/produzioni-a-distribuzioni/maniaci-damore o sulla loro pagina FB potrete scoprirlo).Volevo però ricordare che fare teatro è lavoro, tanto lavoro. E chi non si improvvisa e ha dalla sua anche una considerevole sensibilità, oltre ad una conoscenza non superficiale delle cose, si sente, arriva.
Guarda, voglio tranquillizzarvi, ci sono due o tre cosette che non mi sono piaciute ma nell’insieme je date ‘na pistaaaa!

martedì 11 giugno 2013

QUANDO SI E' PREVENUTI..

ANTEFATTO
Questa mattina con il Collega Timido, il Collega Sistemico, la Scollegata e altri personaggi del luogo si parlava di come ormai quasi tutti ci portiamo bene gli anni che abbiamo. E, manco a dirlo, in un amen viene tirato fuori il cult della conversazione da ufficio "meglio le over o non over 40?", "la bionda, la rossa, la bruna, la paleale?" "e avete visto che fisico la Ferilli che c'ha quasi 50 anni?".
Io ascolto interessatissima (visto che sono quella che se li porta meglio e per ora sono in pole position perchè preferiscoo le over 40, more e...a cui piacciono i fusilli! Vabbè...che ne sapete voi? E poi io ho capito così...).
No, in realtà mi faccio due angurie così, ma mi piace immaginarmi realmente attratta da argomenti come questo (sempre per rimanere in tema di dissociazioni).
Ma vengo al dunque.

ORA DI PRANZO
Il Collega Timido si affaccia per chiedermi se volevo un panino prosciutto e mozzarella.

Ti pare di no?

Collega timido (masticando):  Màh, io preferisco la tuma...(io penso all'antefatto e capisco "preferisco la Thurman")
Io: Ahah...ancora?
CT (con spavalderia): chiaro, sempre e comunque!Io (titubo): bho, proprio non ti ci facevo, almeno tu, daiii...
CT: cavolo, sono o non sono un piemontese?
Io: perchè tutti i piemontesi ovviamente preferiscono la Thurman adesso!
(lui capisce la tuma)
CT: la maggior parte...credo di si...è cosa tipica!
Io: si c'avrà il suo pubblico ma non credevo fosse giunta ad essere vessillo e simbolo della femminilità sabauda...
CT (interrogativo): ma Gra di che stiamo parlando?
Io: della Thurman, Uma Thurman no?
CT: io parlavo della TUMA, preferisco la TUMA PIEMONTEISA alla mozzarella!!! Formaggio!!! Che c'azzecca la Thurman...sei proprio fuori!
Io: ah, ecco, lo dicevo io...

Rumore di masticazione in sottofondo.
Dissolvenza.
Fine.

lunedì 10 giugno 2013

Spiegare il sapore


Buongiorno to everybody!
Oggi è lunedi. Non so se vi fa una differenza...a me, impiegata senza concetto, parecchia!
E quindi non so come dirvi...alla parola bagel mi si sono risvegliati i sensi. E dire che provengo da un'abbuffata con amici durata tutto ieri e di cui il mio fegato ancora sta elaborando i dati inseriti.
Eh si, perchè M. e Nextlola, mi hanno espressamente chiesto di cosa sanno i bagel. E allora vi dovete cuccare anche tutta la storia, senza la quale...il sapere il sapore non avrebbe l'istesso valore.

Inseguo i bagel da quando li ho conosciuti la prima volta. Aprile del 2001 per l'esattezza.
E li ho conosciuti nella loro veste minore, insaccati ed industriali, di una marca di terz'ordine perchè il mall più vicino a dove abitavamo non era tra i più forniti.
Dopo circa un mese avevo preso 3 kg grazie solo a loro. I preferiti erano quelli alle cipolle, alternati a quelli con l'uvetta.
Uno via l'altro, come i panini di Poldo. 
(Ad onor del vero non disdegnavo i plain, versatili a colazione, con una bella mano di marmellata sopra). Una vera droga.
La folgorazione la ebbi però quando venne a cena il nostro amico Bill (non è il nome generico, egli era davvero Bill e aveva la faccia e l'abbigliamento da Bill).
"Ti piacciono questi schifffi???? sei matta???? questi non sono bagel! questi sono mmerda, vomito...ti porto io a mangiare dei bagel degni di chiamarsi tali!" (Insomma, un antesignano di Bastianich).
E fu così che, per assaggiare dei bagel che non fossero la mmmerda che pure mi piaceva assai, arrivammo a San Diego! (da Irvine, non era proprio come arrivare all'isolato più in là).
Fummo accolti da una sua amica che aveva uno stuolo di figli (c'erano parecchi mormons dell'Ohio in California, per me, una vera fortuna! ma questo vale un altro post!) che ci offrì dei bagel fatti con le sue sante manine, i suoi vispi occhietti azzurri e la sua dentatura perfetta e sempre sorridente, caldi caldi, e serviti nel modo più tradizionale, panna acida e salmone.
Trasalii e svenni.

E ora vengo al punto: che sapore hanno?

Uno che non ci va matto direbbe che in fondo è come un panino al latte, solo più denso.

E non avrebbe tutti i torti, probabilmente. Ma siamo comunque certi di avere davanti un deficiente.

Il Bagel racchiude il dolce e il salato in un equilibrio perfetto. Appaga contemporaneamente le due voglie perchè qualunque farcitura ci metta sentirai sempre in fondo il retrogusto contrario, che rappresenta il suo di più.
E non a caso è una pasta più simile al pane ma ha la forma della ciambella, la sua magia parte anche dall'illusione ottica.
E' lucido e ludico, profuma di lavoro e di amore, di cura domestica. E' democratico, non c'è nessuna farcitura con cui non leghi. E' buffo, sornione, quando lo addenti ti senti bambino perchè è morbido ma non è fonfo (e infatti quelli del mall erano fonfi!! ecco perchè tanta acredine nel povero, saggio Bill!).
E' fatto a forma di salvagente, ricorda l'estate e lo puoi mangiare fresco. Ma caldo è perfetto per le serate di pioggia. Non diventa subito secco, ti aspetta, tanto sa che non arriverà mai a deperire dentro la dispensa.

Last but not the least, per involontario suggerimento di Mr. Incredible, sa di quell'america anni 50-60, di quegli elettrodomestici tanto avanti, di merende nel paniere alla Doris Day, di benessere.

Ecco. I bagel sanno di Boom.

Nonostante sappia perfettamente che il miracolo di quell'assaggio a casa di Kate non si potrà ripetere, sono sempre alla ricerca di qualcosa che almeno gli assomigli (questo succede pure per l'acquacotta di mia nonna, sappiatelo).
I più vicini sono stati quelli londinesi di Brick Lane (se si ha pelo sullo stomaco perchè lì si maneggia soldi e salmone senza distinzioni igieniche). Più "diludenti" ma pur sempre una scoperta, un'àncora di salvataggio potremmo dire, quelli milanesi (dove ho visto che spopolano! ma non li ho provati tutti, andavo pure di corsa, quindi ho ancora speranze).
Non ho provato a farli perchè so che richiedono una certa perizia, che io non ho. Ed è inutile massacrare il sacro.
Proverò questo indirizzo torinese (io pazza! non sapevo nemmeno esistesse!).
Giuro, prometto e spergiuro che se sarà all'altezza dimostrerò la mia gratitudine in ogni modo possibile (anche su richiesta!).



g.

mercoledì 5 giugno 2013

dalle 20.00 alle 21.30 (l'ORARIO PEGGIORE! se non si è fuori casa)

Lui era lì. Silenzioso, come sempre. Mi guardava.
Io nemmeno per sogno. Mi faccio una decina di partite a ruzzle. 8 vinte.
Lui è fisso, immobile. Pensa di sapere.
Io mi schiaffo sul divano e mi immergo in una ventina di pagine di OPEN.
Lui, non fa una piega e insiste. E' lui che mi guarda o sono io che faccio finta di non guardarlo?
Decido che Agassi non basta. Allora mi faccio 15 pagine di "Lui è tornato"*.
Lui, l'altro, quello che sta lì e mi osserva nel mio frenetico non pensarci, sembra dirmi "Vuoi iniziarne un terzo?"
Io raccolgo la sfida e mi leggo un racconto di Calvino. Ci sta sempre bene. Fortifica.
Lui nemmeno sa chi è Calvino. Ma sa che sono sola, che gli altri sono a vedere la partita di basket e che nessuno saprebbe mai.
Metto su un CD che mi sono fatta fare da Aldo con tutta la mia musica bellaballabile e attacco.
Mi sembra di vedere un sogghigno tra uno strato e l'altro del suo tronfio ego marmorizzato.
Io inizio a sentirmi ridicola. Spengo tutto e mi rischiaffo sul divano. Accendo la TV.
Lui è pure lì! Non è possibile...uguale identico! Maledetta Parodi!
Basta questo è troppo. Solo una fetta. No due. Lo finisco.
Mi finisce.
E maledetta anche tu, Vale, che porti un ciambellone di dimensioni ciclopiche sapendo che sto vorrei stare a dieta!



*di Timur Vermes (Bompiani).
Ve lo consiglio (una recensione: www.qualcosadisinistra.it/2013/05/22/lui-adolf-hitler-e-tornato/)


posted by Grazia