giovedì 23 maggio 2013

OMAGGIO SENZA RISPOSTA







A piedi nudi sul pavimento, cerco risposte senza domande, di una madre che mi ha amata  come la vita che avrebbe voluto...

Oggi sono 19 anni che mia madre è morta. Sono passati tanti anni, eppure la sua presenza vive in me. So di non dire nulla di straordinario e non è questo il mio intento, ma la sua presenza  espressa nell’assenza, mi ha permesso di elaborare e trasformare desideri nascosti.                                                                             
Il suo nome era Lina. Era nata il 19 marzo del 1933 e all’età di 12 circa una scheggia di mina le aveva  trafitto il ventre, era stata ricucita, ma la lesione era estesa. A 19 anni  ha partorito mio fratello Tiziano, a 27 anni ha partorito mio fratello Andrea e poi a 39 anni ha partorito me.  Sono figlia di un preservativo bucato, l’ammetto,  un “settebello” per essere precisi. Nonostante una pancia sventrata, tre figli sono venuti al mondo.  Questo è straordinario.  
                                                                                                                                               
Le regole che governano un’esistenza sono strane;  la vita di mia madre è stata ricca di segni e così la mia.  Come un’eredità i segni si sono dispiegati secondo un effetto domino,  attraverso il tempo,  quello che si è mantenuto nascosto ha richiesto e poi preteso  forma.
Lina era un’ottima ballerina, cucinava bene ed era molto brava come sarta. Ricordo ancora una piccola stanza  in cui teneva la macchina da cucire, una Singer,  i tessuti che comprava, i colori. Mi divertivo ad accostarli tra loro,  lei mi faceva scegliere e poi mi cuciva un cappotto, oppure una gonna, una volta mi ha cucito un frak rosso con i bottoni di raso nero, non per carnevale.
Apprezzava il mio essere stravagante nel vestire;  e apprezzava segretamente il mio essere fuori dalle righe anche se non mi capiva, come un potenziale inespresso ero l’incognita su più livelli. Ma quando io le disegnavo un modello e lei riusciva a crearlo, a quel livello eravamo in sintonia, parlavamo la stessa lingua, complici. Ed io ero fiera di indossare un cappotto color carta da zucchero, soffice, con i bottoni in tinta, unico e confezionato su misura per me, da mia madre. 
Ogni creazione ci rende unici  e preziosi, anche per questo è necessario creare.
Non saprei dire che cosa Lina avrebbe voluto fare, ma soprattutto essere,  se non fosse stata madre e moglie nel ruolo di Lina. Quello che so è che una parte di lei si sentiva inespressa, non realizzata. Aveva gestito  tutta la sua vita al meglio delle sue possibilità, questo è certo, ma credo abbia rimpianto il non essere riuscita  a trasformare,  il peso che la opprimeva e le impediva di sentirsi libera.
 Cosa che ora mi concedo. 
Era figlia di un’epoca dove l’ineluttabilità  dell’esistenza  circolava nel sangue ; ogni molecola del suo corpo rispondeva alla credenza di essere una sopravvissuta, in un senso di colpa che le ha impedito di esprimere, semplicemente la sua di voce.
 Avesse avuto più tempo, forse , sarebbe riuscita a scoprire chi era, cosa le piaceva veramente e cosa desiderasse nel profondo il suo cuore.
La libertà di creare.  Ecco cosa mi ha lasciato come testimone mia madre. Un dono da trasformare. Da soli non facciamo nulla, soprattutto le cose più significative. Siamo connessi nel cuore delle cose.
Se la incontrassi, non in paradiso in cielo o altrove, ma per strada mentre cammina con quel suo passo leggero  e l’aria concentrata, incrociandola le darei una busta con dentro una poesia, per tutt’due come omaggio per l’aver creato insieme.  Poi,  la lascerei andare, senza voltarmi. 


 VOGLIO ANCHE CARAMELLE

Voglio morire così
come muoio ogni giorno
senza noia ritorno
tutto il giorno.
Voglio parlare cosi
come il sasso e la piuma
orfani di una roccia e un uccello
unici e comuni.
Voglio sognare cosi
come le stelle sognarmi che brillo
dietro le nuvole
splendere quando il cielo sbadiglia.
Voglio ballare cosi
sulle mie ossa
con cui ho ballato tutta una vita
e riposare senza rimpianto in un mare
di rose e caramelle.


                                                                                                         Indi Beck

4 commenti:

  1. Non solo racconto, non solo poesia!
    L'ascolto che fa crescere, il vivere che diventa consapevolezza.
    Splendida celebrazione della continuità.
    Grazie.

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  2. Ciao Ro e grazie a te!
    Benvenuto/a nel nostro blog!

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