mercoledì 17 aprile 2013

IL PRIMO BLOG MULTICULTI...

"Credevo di avere una personalità. E invece ne ho diverse."

Mentre in Parlamento la capacità di ragionare di circa 700 persone che invece dovrebbero avere la testa sulle spalle e pensare al futuro del belpaese è seriamente messa in dubbio, qui, in questo blog, non si fatica a trovare dei candidati e ad eleggerli.

Non a caso forse si chiama To Me To_o You...che nella plusvalenza che gli si può dare è: da me a te, da me a voi, anche da me...te, a me anche tu, e via col vento.

Quindi comunico ai lettori (pochi per adesso ma la fiducia nella loro potenzialità di moltiplicarsi come i pani e i pesci, non vacilla) che farà il suo ingresso Indi Beck.

Faccio dei seri onori di casa perchè Indi è una persona che merita attenzione.

Su di lei vi ho già detto troppo. Ovvero che è una lei.

Ci siamo conosciute in un paese il cui nome non è finito.
E' stato per caso, ma un caso che in qualche modo era scritto e prevedibile.
Era sera, al piano di sotto cucinavano e mangiavano cose dal profumo di curry, posate e bicchieri sembravano vicini, noi cercavamo un'istanza e ci ha tenuto a battesimo un visionario.
Se certi incontri li si descrivono così come sono, possono sembrare la cosa più strana che ti sia mai capitata.
Se non te li racconti non lo saprai mai.
E sciaguratamente finirai per credere che è stato un giorno come un altro, una persona come un'altra.

Il resto mi piacerebbe che lo scopriste da soli perchè anche voi potreste un giorno descrivervi un momento e trovarlo più strambo di quello che avete creduto, apprezzarlo e ri-conoscerlo.
E magari ripenserete a questo post.

E anche perchè lascio a lei che si disveli come meglio vorrà.

Di Indi vi posto 2 poesie, senza il suo consenso (ma se vuole può tagliare!).
Le ho lette.
La poesia è troppo spesso abusata.
Quando non lo è bisogna darle voce.

NEI VESTITI
Avevo un vestito blu
quando ero un’altra, quando ballavo
e ascoltavo il mare in riva.
E avevo un vestito viola
quando sono morta
e mi dicevo passerà.
Quando la pelle era troppo sottile
per scivolare al sole
e il respiro perdeva il tempo.
Avevo un vestito verde
quando ero io, tra la terra
e l’erba di una primavera violata
dal bacio di un lampo.
Avevo un vestito nero
quando ho perso di me
fiducia e rose tra i capelli
storie, coralli e strade.
E  avevo un vestito stracciato
quando ho deciso
come questi fogli esposti
che voglio vivere, come me.


LE RADICI
Ho bruciato le parole che portavano al tuo nome,
padre , ero giovane e il dolore mi spingeva
insieme al vento a dimenticare.
Ho rimosso le parole che portavano al tuo nome,
madre, ero figlia di un ventre ferito
e l’amore aveva poche parole da dirci.
Nel  silenzio della vostra assenza
negli anni, infiniti e sofferti,
ho amato l’esilio da voi,
distanti,  vi ho amato di più
senza odio,  senza filtro,  senza pietà.
Ho scomposto l’essenza di un significato
chiamato famiglia
a mani nude,  senza bisturi,
scavando nella terra al centro
di un mondo infinitamente grande.
Per me troppo grande.
Ho violato,  tra pudori e rabbia
le paure più profonde,  nascoste
da  valorosi mostri di argilla,
tra le radici,  di una storia di famiglia.
Siete il passaggio del mio divenire,
ed io del vostro,  come un tempo siamo stati
ora è tempo di essere altro,  altrove,
ma di amore eternamente.



posted by Grazia

1 commento:

commentate gente, commentate...altrimenti mi avvilisco...